Cappella di Saint-Grat a Fénis

Accesso
Dal paese di Fénis si raggiunge la località di Chez-Croiset, da dove parte un sentiero che si inoltra nel bosco in direzione del Mont Saint-Julien. Il percorso, ben tracciato ma a tratti ripido e scivoloso, attraversa tratti di foresta fitta e angoli panoramici, fino a raggiungere la cappella, che appare all’improvviso tra gli alberi. La camminata richiede calzature adeguate e un minimo di abitudine ai sentieri di montagna.
Lasciata l'auto si procede lungo una stradina sterrata pianeggiante che procede in direzione norde-est; dopo alcuni minuti si incontra un fontanile e, poco dopo, i casolari del villaggio di Coteau (1236m, 0h05'): qui diparte, sulla destra, il sentiero (1) che attraversa alcuni ruderi e si inoltra nel bosco. Dopo aver incontrato un piccolo oratorio, si supera uno smottamento generato dall'alluvione del 2000 e si procede in leggerissima salita in un bel bosco prevalentemente di Pino silvestre. Dopo circa un quarto d'ora di cammino ombreggiato si raggiunge un piccolo colletto con suggestive vedute sulla non lontana Punta Charmontane; poco dopo si incontra una passerella in legno che sostituisce un precedente ponte: a circa metà ponte si potranno scorgere le iniziali del costruttore e la data di costruzione scolpite sulla roccia (24/07/1634). Una volta attraversato il ponte si percorre un breve tratto pianeggiante che ci porterà alla cappella di San Grato (1374m, 0h20').
Introduzione
Immersa nella quiete del bosco di Mont Saint-Julien, la Cappella di Saint-Grat si lascia scoprire quasi per caso, come un piccolo segreto custodito tra pini e abeti. La sua presenza discreta racconta di un passato di fede e solitudine, intrecciato al ritmo lento della montagna e ai gesti antichi della devozione.
Descrizione
Edificata nel corso del XVIII secolo, la cappella si distingue per la sua pianta ottagonale, una scelta architettonica non comune, che le conferisce un carattere raccolto e singolare. Esternamente è protetta da un tetto tradizionale a falde inclinate rivestito di lose, mentre all'interno conserva una volta a vela dipinta, oggi segnata dal tempo. La struttura porta visibili i segni dell'umidità e della mancanza di manutenzione: i muri scrostati, le incisioni sulle pareti esterne e l'aria vissuta che la circonda sembrano raccontare silenziosamente le storie di chi vi ha sostato, pregato o semplicemente cercato riparo.
L'accesso all'interno non è consentito, ma avvicinandosi è possibile scorgere attraverso una finestra quadrilobata il piccolo altare ligneo dorato di epoca ottocentesca, ampiamente rimaneggiato, incorniciato da decorazioni in finto marmo e legno dipinto, e una tela recente che raffigura San Grato, il vescovo aostano venerato come protettore dei raccolti e difensore contro le calamità naturali. Il portone ligneo decorato, sormontato dalla stessa finestra, accoglie i visitatori con la sua semplice dignità.
Poco più a valle, un sentiero impervio conduce ai ruderi dell'eremo di San Giuliano, addossato alle rocce a strapiombo sul vallone di Clavalité. Qui vissero in solitudine diversi eremiti, tra cui Jean Pantaleon Lavy, che rimase fino alla sua morte nel 1864. L'interno dell'eremo custodisce un altare ligneo ottocentesco e una tela che ritrae il martirio di San Giuliano, opera del pittore ligure Ettore Mazzini realizzata nel 1948. Una tradizione popolare racconta, senza fondamento storico, che San Giuliano, condannato ai lavori forzati nelle miniere di Fénis, fu gettato dalle rupi per aver predicato la fede cristiana, e che una piccola cappella venne costruita là dove fu ritrovato il suo corpo.
Informazioni
- La cappella non è visitabile internamente.
- L'accesso è solo pedonale tramite sentiero escursionistico.
- Consigliato abbigliamento da trekking.
- Prestare attenzione al fondo scivoloso in caso di pioggia o umidità.
- Periodo ideale per la visita: primavera, estate e autunno.